Qualche illuminato crede che esista solo un modo di giocare a pallone. La mia squadra ha giocato un calcio tra i migliori di sempre, ma qualcuno parla di calcio per averne letto su Google, da lì vengono le loro scarse conoscenze calcistiche“.

Così parlò Josè Mourinho, qualche settimana fa, dopo aver vinto la Liga spagnola (e perso la semifinale di Champions League). Ora, conosciamo tutti il soggetto: insopportabile. Eppure, a parte qualche stronzata (un calcio tra i migliori di sempre: eccerto), qui il portoghese meno amato dai catalani ha ragione da vendere. E’ vero, stava giocando praticamente un campionato a due, eppure basta ricordare che il Real quest’anno ha fatto 100 punti, segnando la bellezza di 121 reti. Mica pizza e fichi. E qualcuno si ostina a dire che il Real Madrid gioca male. Di più: anticalcio! Mentre altri, di solito sponda madridista, affermano con sicurezza che il gioco di possesso palla del Barça è noioso e anticalcio, pure quello. Come no. Quando invece si tratta semplicemente di due modi per raggiungere uno stesso obiettivo: la vittoria.  

Ora, al sottoscritto piace un tipo di calcio più offensivo. Ho visto spezzoni di partita del Pescara di Zeman e mi sono entusiasmato. Sono cresciuto con il Milan di Sacchi-Capello e a momenti ho adorato il tipo di gioco che fa il Barça, specialmente quando il possesso palla è fatto a velocità supersonica, in modo più verticale. Quest’anno un paio di partite dell’Athletic Bilbao di Marcelo Bielsa mi hanno lasciato a bocca aperta. Eppure, malgrado questo, non sopporto i talebani del Calcio d’Attacco Senza Se e Senza Ma come Pensiero Unico. Chi può definire di preciso cosa vuol dire “giocare bene“?

Innanzi tutto si parte sempre dal materiale umano a disposizione dell’allenatore: se tu hai Iniesta, Xavi, Messi, Villa ecc, logicamente è molto più conveniente per te giocare in un certo modo. Tenendo la palla bassa e facendola girare, evitando ovviamente le palle alte. Eppure, se ci pensiamo bene, la maggior parte dei gol il Barcellona li segna quando già è in vantaggio e la squadra avversaria avanza il proprio baricentro. In contropiede. O ripartenza, se volete. Con gli spazi. Così come il Real Madrid, che segna la maggior parte dei suoi gol con verticalizzazioni offensive fulminee cercando lo spazio lasciato dall’avversario. La differenza sta nell’approccio al match per cercare di abrir la lata, come dicono qui.

Quindi, riassumendo, entrambe le squadre utilizzano il proprio materiale umano proponendo un tipo di gioco che possa valorizzare al massimo le caratteristiche individuali e di squadra dei giocatori in rosa. Giustamente.

Allora, perchè quasi tutti hanno parlato di Anticalcio e di ingiustizia dopo la vittoria del Chelsea in Champions League e, prima, dopo l’eliminazione del Barça in semifinale per mano degli inglesi? Cos’è giusto e ingiusto nel calcio/sport? Che palle, tutti di nuovo a parlare della finale più noiosa di sempre, anticalcio, blablabla. Anche qui, le cose sono molto più semplici di quello che sembra. Mettetevi nei panni di Di Matteo: deve affrontare prima la squadra più forte del mondo, con un gruppo di uomini molto inferiori tecnicamente ma fisicamente molto forti. E poi, in finale, affrontare un’altra squadra molto forte, più forte della sua, con l’aggiunta di 4 squalifiche importantissime che pesano enormemente. Cosa fareste? Fareste giocare il tikitaka a David Luiz, Obi Mikel, Ivanovic ed Essien? Andreste allo sbaraglio tentando di fare un gol in più degli altri? Ok, magari Zeman lo farebbe, eppure il calcio è bello anche per la varietà di approcci al gioco. Facciamo un paio di esempi: la nazionale spagnola di basket, sicuramente la miglior squadra nazionale europea, affronta la miglior squadra statunitense. L’allenatore, chiunque sia, non essendo stupido, non giocherebbe mai al run and gun contro gli americani, solo con difesa a uomo. Ovviamente userebbe molta zona, sfidando il tiro esterno. E controllerebbe il gioco, invece di giocare al corri e tira. Giusto, altrimenti sarebbe un massacro in piena regola. E mi viene in mente pure, sempre a proposito di basket, il continuo ricorso al fallo tattico per fermare lo Shaquille O’Neal dei tempi d’oro e costringerlo a tirare i liberi, viste le sue percentuali basse di realizzazione. Non è il massimo della vita, eppure ci sta, il regolamento lo prevede. Pure nel calcio: cos’è l’uso del fuorigioco se non un modo per neutralizzare l’attacco avversario?

Ecco, il Chelsea ha fatto lo stesso. Non volendosi suicidare, ha usato le proprie armi migliori, tentando di sopravvivere. Complimenti a Di Matteo, che ha convinto giocatori prevalentemente offensivi come Mata e Lampard (per non parlare dell’immenso Didier Drogba) a sacrificarsi enormemente in difesa. In modo simile a quello che fece Mourinho con i giocatori dell’Inter nell’anno irripetibile dei tre trofei nerazzurri. Può piacere o meno, ma lo si può fare. Quindi, fine della discussione. Solo una cosa: tutti i soloni che predicano sul bel calcio, sull’anticalcio o sul catenaccio, dimenticano sempre una cosa fondamentale: il caso. La fortuna conta, nel calcio. E la fortuna era enormemente in debito con il Chelsea, negli ultimi anni. Come spesso capita, il calcio ha restituito quello che aveva tolto.

Ha vinto il Chelsea: viva il Chelsea. Ed ha vinto il calcio. Un diverso tipo di calcio, ma pur sempre quello. Football